Funeral party. The Deer Hunter

John Cazale, Christopher Walken e Rober De Niro
John Cazale, Christopher Walken e Rober De Niro

Quella di far seguire un party a un funerale è un’usanza ripresa in moltissimi film in cui è di scena una cerimonia funebre. Non credo si tratti di una consuetudine legata a determinate aree geografiche come USA e UK (anche se il mio immaginario cinematografico è legato soprattutto a questi paesi) perché il banchetto funebre ha radici antiche. Mangiare con il morto, mangiare per il morto, vegliare (wake) il morto sono tutte pratiche per esorcizzare le paure e per prendere congedo dai nostri cari onorandone la memoria. L’altra sera ho rivisto per l’ennesima volta Il cacciatore, non dall’inizio, ma dal momento in cui Michael (Robert De Niro) torna a casa dal Vietnam. Questa terza parte del film è la mia preferita perché la più impegnativa, in termini emotivi, da rappresentare. Michael non è certamente tipo da sensi di colpa per essere tornato sano e salvo, eppure non si dà pace, cerca di far uscire Steven (John Savage) dall’ospedale e poi ritorna in Vietnam per portare a casa Nick (Christopher Walken). Sappiamo tutti come andrà a finire e i protagonisti si ritrovano, dopo il funerale di Nick, nel bar di John (George Dzundza). Siamo sul filo di un sottilissimo confine che divide la retorica dal sentimento più autentico. Nessun discorso, nessuna frase fatta, tutti si danno da fare per portare in tavola il caffè, poi le tazze, la birra, le posate, sguardi tra Michael e Linda (Meryl Streep) mentre John va in cucina a preparare le uova strapazzate. Poi qualcuno intona sottovoce la melodia di God Bless America, come se fosse una nenia, ripresa da Linda quando John rientra con il tegame delle uova e poi, uno dopo l’altro, da tutti i personaggi che cantano la seconda strofa: “God bless America, / Land that I love. / Stand beside her, and guide her / Through the night with a light from above. / From the mountains, to the prairies, / To the oceans, white with foam / God bless America, My home sweet home / God bless America, My home sweet home.” Non era facile destrutturare un canto così patriottico da ogni retorica che, inevitabilmente, si porta dietro e renderlo una sorta di preghiera laica. Sarebbe stato più comodo barare, evitare la scena del funerale oppure sovraccaricarla di inutili significati, magari appiccicando un tronfio sermone. Anche Cimino, come il Michael che va a caccia, è stato leale, si è concesso un colpo solo: “Tu devi contare su un colpo solo, hai soltanto un colpo. Il cervo non ha il fucile: dev'essere preso con un colpo solo. Altrimenti non è leale.“

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