Caviale e Champagne. Viale del tramonto

Gloria Swanson e William Holden in "Viale del tramonto" di Billy Wilder
Gloria Swanson e William Holden in "Viale del tramonto" di Billy Wilder

 

Su Rai Movie, a notte tarda, non mancano i "Bellissimi", per dirla con Rete Quattro. Grandi classici che fanno la gioia di cinephiles e nottambuli alla ricerca del titolo di cui "non-si-può-fare-a-meno-di-vedere" per la duecentesima volta. Uno di questi è Viale del tramonto, anno 1950, regia di Billy Wilder. Film pieno di "manichini" (come afferma il protagonista interpretato da William Holden), da Buster Keaton a Cecil B. DeMille (che comunque di cartucce da sparare ne avrà ancora: basti pensare a I dieci comandamenti") passando, soprattutto, per Gloria Swanson ed Erich von Stroheim. Joe Gillis (William Holden) è il prototipo dello scrittore fallito, anzi fallito due volte, perchè autore non di romanzi ma di soggetti per il cinema, quindi robaccia che si vende un tanto al chilo a produttori affamati di oscar e successi al botteghino. Uno che non riesce a mettere assieme il pranzo con la cena, inseguito da creditori e strozzini, che finisce per mangiare caviale e Champagne nella decadente dimora di Norma Desmond, diva del muto senza più nessun contatto con la realtà. Gillis finisce per caso nella villa dell'attrice e del suo lugubre maggiordomo Max, ma non ne uscirà vivo, come sappiamo già fin dalla prima scena con il morto che parla in piscina. Il giovane scrittore pensa cinicamente di riuscire a sfruttare l'occasione per fare un po' di soldi: una vecchia attrice del cinema muto, milionaria e delirante, vorrebbe tornare sugli schermi con un nuovo film da lei scritto. Ha bisogno però di un revisore che metta mano alle centinaia di pagine che ha partorito (il soggetto è di un film su Salomè, la cui parte è, ovviamente, riservata a lei). Gillis accetta di stare al gioco (il suo compenso sarà di 500 dollari la settimana) allietato anche dalla vista di un carrello, spinto dal maggiordomo, con una zuppiera colma di caviale e un secchiello del ghiaccio da cui spunta una bottiglia di Champagne (per l'esattezza, come è scritto nella sceneggiatura del fim "Max comes in, wheeling a wicker tea wagon on which are two bottles of champagne and two red Venetian glasses, a box of zwieback and a jar of caviar."). Lentamente la ragnatela della pazza Norma si stringe attorno a Gillis che finisce per diventare il suo amante personale e assecondarla nel suo folle progetto di interpretare il film diretto da Cecil B. De Mille che a sua volta intepreta se stesso e che, in ricordo dei tempi passati, ha compassione delle sue stravaganze ma non può certamente dirigere una ex diva convinta che il sonoro abbia ucciso il cinema (“Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!” è forse una delle più belle battute della storia del cinema). Tra un litigio e una crisi suicida di Norma, con Max che si scopre essere stato in suo primo regista nonchè marito e che continua a scriverle lettere sotto falso nome da parte dei fans, il ménage degenera fino all'omicidio di Gillis, preso a pistolettate da Norma dopo il suo tentativo di abbandonare la casa. Gli operatori arrivati per filmare la scena del crimine saranno il suo ultimo ciak dal cinema e dalla vita: "Non si lasciano sole le grandi stelle! È per questo che sono stelle."

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